Questa sezione è rivolta esclusivamente ai pazienti e non ha contenuti professionali; non assume pertanto finalità di divulgazione scientifica
Malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE)
La Malattia da Reflusso Gastroesofageo è una condizione che si verifica quando il contenuto dello stomaco (reflusso acido o biliare), refluisce in esofago causandone l’infiammazione che si manifesta con bruciore, dolore, meno frequentemente con tosse. Il reflusso si verifica quando il muscolo ad anello che normalmente impedisce al contenuto dello stomaco di tornare nell’esofago (chiamato sfintere esofageo inferiore) non funziona correttamente. La diagnosi si basa sui sintomi e, a volte, sull’esame del pH esofageo. Il trattamento prevede l’astensione dall’uso di sostanze scatenanti (come alcol e alimenti grassi) e l’assunzione di farmaci che riducono il contenuto acido gastrico, ma se questi metodi non hanno successo, si può ricorrere talvolta al trattamento chirurgico.
La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) è comune e insorge nel 10-20% degli adulti. Inoltre, è molto frequente nei lattanti, talvolta fin dalla nascita.
Lo stomaco viene protetto dagli effetti del suo stesso acido dalla mucosa che lo riveste. Dal momento che l’esofago è privo di una mucosa altrettanto protettiva, l’acido gastrico e gli enzimi che refluiscono (reflusso) nell’esofago causano sintomi e, in alcuni casi, danni alla mucosa.
Il reflusso di acido e bile può svilupparsi in presenza di un alterato funzionamento dello sfintere esofageo inferiore. Quando un soggetto è in piedi oppure seduto, la forza di gravità aiuta a prevenire il reflusso del contenuto gastrico nell’esofago, questo spiega perché il reflusso può peggiorare in posizione sdraiata. Il reflusso si verifica più facilmente anche subito dopo i pasti, quando il volume e l’acidità del contenuto gastrico sono più elevati e lo sfintere ha meno probabilità di funzionare correttamente.
I fattori principali che contribuiscono al reflusso sono:
Aumento di peso
Cibi grassi
Bevande contenenti caffeina e gassate
Alcol
Fumo di tabacco
Diabete (da rallentato svuotamento gastrico)
Farmaci (antistaminici, antidepressivi, calcio-antagonisti, progesterone, nitrati, oppiacei)
I sintomi della MRGE
Il bruciore di stomaco (o pirosi, un dolore urente dietro lo sterno) è il sintomo più evidente di reflusso gastroesofageo. La pirosi può essere accompagnata da rigurgito, in cui il contenuto dello stomaco raggiunge la bocca, causando talvolta mal di gola, raucedine, tosse o una sensazione di nodo in gola (sensazione di bolo). Talvolta, il reflusso gastro-esofageo irrita il laringe causando disfonia e può raggiungere la trachea causando tosse e/o rantolii. I soggetti con bruciore di stomaco di lunga data a volte sviluppano difficoltà di deglutizione (disfagia).
Complicanze del reflusso gastroesofageo
L’esposizione prolungata della parte inferiore dell’esofago al reflusso ripetuto può provocare:
Infiammazione dell’esofago (esofagite)
Ulcere (piaghe mucose) dell’esofago (esofagite erosiva)
Restringimento dell’esofago (stenosi esofagea)
Esofago di Barrett (formazione di mucosa di tipo intestinale a livello dell’esofago distale)
Le cellule alterate nell’esofago distale dell’esofago di Barrett possono nel tempo diventare cancerose a meno che non si inizi una terapia medica efficace. Se indicato dal medico, questa condizione può essere o controllata nel tempo o curata con l’asportazione endoscopica.
L’infiammazione dell’esofago (esofagite o esofagite erosiva) causa sintomi tipici della malattia da reflusso gastroesofageo, ma di maggiore intensità. Può anche provocare dolore durante la deglutizione (odinofagia). Alcuni soggetti presentano sanguinamento, di solito leggero ma può essere abbondante. Il sangue può essere vomitato o progredire lungo il tratto digerente, causando l’emissione di feci nere, picee (melena) o con sangue color rosso vivo, se il sanguinamento è abbastanza profuso. Un lieve sanguinamento per un lungo periodo di tempo può provocare anemia da carenza di ferro.
Esofago di Barrett
Si parla di Esofago di Barrett quando il normale tessuto che riveste la parte dell’esofago più vicina allo stomaco viene sostituito con un tessuto simile a quello intestinale. Per descrivere questa modifica i medici parlano di “metaplasia del tessuto esofageo”. La diagnosi viene fatta tramite una Esofagoscopia e deve essere confermata con dei prelievi istologici.
Quali sono le cause dell’esofago di Barrett?
L'esofago di Barrett è una tipica complicanza del reflusso gastroesofageo di lunga durata. In seguito al rilassamento dello sfintere che separa virtualmente l'esofago dallo stomaco (chiamato cardias), la risalita del succo gastrico in esofago determina, a lungo andare, una modificazione dell'epitelio esofageo, che tenta, così, di difendersi dall'acido. Le cellule epiteliali assumono quindi caratteristiche molto simili a quelle intestinali, caratterizzando la condizione nota come esofago di Barrett. Tale complicanza è considerata pre-cancerosa, poiché l'epitelio anomalo può andare incontro, in una minoranza di casi, ad una incontrollata replicazione (cancro).
Dati alla mano, l'esofago di Barrett si riscontra nel 15-20% dei pazienti affetti da reflusso gastroesofageo (GERD), soprattutto negli uomini caucasici e con età maggiore o uguale a 50 anni.
Secondo recenti studi epidemiologici il rischio di sviluppare un adenocarcinoma in presenza di esofago di Barrett è stimabile nello 0,4 - 0,5% per anno per paziente, mentre il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di adenocarcinoma (tumore dell’esofago) è molto basso (inferiore al 10%). Alla luce di questi dati, anche se il rischio è tutto sommato modesto, è auspicabile l'esecuzione di un esame endoscopico in tutti i pazienti affetti da reflusso, in modo da escludere con certezza la presenza di esofago di Barrett.
Quali sono i potenziali fattori di rischio per l’esofago di Barrett?
malattia da reflusso gastroesofageo di lunga data
ernia jatale
sovrappeso
consumo di alcool
fumo
sesso maschile (gli uomini hanno un rischio due volte superiore rispetto alle donne)
etnia caucasica
età avanzata
familiari con esofago di Barrett
Quali sono i sintomi dell’esofago di Barrett?
L'esofago di Barrett è una condizione di per sé asintomatica, che tuttavia si accompagna frequentemente ai sintomi tipici della malattia da reflusso che l'ha generata (rigurgito acido, bruciore, difficoltà ad ingoiare gli alimenti e dolore al petto; nei casi più gravi si possono notare feci nerastre e catramose, e tracce di sangue nel vomito).
La gravità dell'esofago di Barrett non dipende tanto dai sintomi e dai disturbi correlati, ma dalla sua potenziale evoluzione ad adenocarcinoma (tumore dell'esofago).
Come viene diagnosticato l’esofago di Barrett?
Come anticipato, la diagnosi di esofago di Barrett si pone in base ai risultati dell'endoscopia e della biopsia esofagea. Un sottile tubicino (endoscopio), munito di fonte luminosa e telecamera all'estremità, viene fatto scendere lungo la gola del paziente, esaminando lo stato di salute dell'epitelio esofageo e ricercando eventuali metaplasie. Nel caso in cui queste siano presenti, tramite appositi strumenti fatti scorrere lungo l'endoscopio, il medico preleva piccoli campioni di tessuto anomalo, che in un secondo momento vengono esaminati al microscopico dall'esperto anatomopatologo. Il referto potrà quindi parlare o meno di displasia su tessuto metaplasico e stabilirne la gravità (di basso grado o di alto grado) in base alle differenze strutturali con le cellule tipiche dell'esofago. Tanto più grande è il grado displasico e tanto maggiore è il rischio di evoluzione tumorale; se ad esempio la displasia è particolarmente severa, il rischio può salire fino al 10% o più per anno per paziente. Si ricorda, ad ogni modo, che il processo displasico non è un processo tumorale e può essere reversibile (mentre una cellula tumorale trasformata non può più tornare normale).
Reflusso gastroesofageo → esofagite → esofago di Barrett
metaplasia → displasia → adenocarcinoma
La metaplasia è, sostanzialmente, la trasformazione di una cellula di un tipo (ad es. esofagea) in una cellula di un altro tipo (ad es. intestinale).
La displasia è la proliferazione anomala di un gruppo di cellule che hanno perso le caratteristiche tipiche del tessuto a cui appartengono; si tratta di una proliferazione localizzata che, specie quando di alto grado, può evolversi in carcinoma in situ.
Come si tratta l’Esofago di Barrett?
La terapia dell'esofago di Barrett deve mirare sia al controllo dei sintomi del reflusso gastroesofageo che alla guarigione dell'esofagite, ma soprattutto deve mirare al ripristino del normale epitelio squamoso esofageo nelle aree di precedente metaplasia intestinale. A tal proposito si utilizzano i cosiddetti inibitori della pompa protonica, farmaci in grado di ridurre significativamente e per lungo tempo (18-24 ore) l'acidità gastrica. Sebbene questi medicinali siano molto efficaci nell'eliminare l'insulto acido ed attutire i sintomi associati alla malattia da reflusso, in molti casi non riescono a produrre una significativa regressione del tessuto displasico.
Nel caso in cui l'esofago di Barrett sia caratterizzato da un basso grado di displasia, la situazione viene monitorata periodicamente attraverso esami endoscopici ogni 6-12 mesi. Viceversa, nel caso in cui sia presente una displasia di grado elevato, può essere necessario asportare o distruggere il tessuto anomalo (attraverso appositi strumenti endoscopici o con ablazione tramite radiofrequenze o laser); assai più raramente si asporta chirurgicamente l'intera porzione colpita da esofago di Barrett.
Sindrome dell’Intestino irritabile (SII)
L’intestino fa parte dell’apparato digerente. È la sede in cui il cibo viene digerito e i nutrienti vengono assorbiti dall’organismo. La parte del cibo non assorbita si trasforma in feci.
La SII è un disturbo comune, fastidioso, ma non pericoloso
Cambia l’andamento dei movimenti intestinali (defecazione) e provoca dolore nell’addome inferiore
Il numero di movimenti intestinali può aumentare (diarrea) o diminuire (stipsi)
L’alimentazione, lo stress ed un proliferazione anomala del piccolo intestino possono talvolta scatenare i sintomi
L’assunzione di farmaci e cambiamenti nell’alimentazione possono contribuire ad alleviare i sintomi
Quali sono le cause della SII?
Non è noto quali siano le cause della SII. Le persone che soffrono di SII sembrano avere un apparato digerente sensibile. Gli esami non rivelano problemi particolari in chi soffre di SII.
Alcuni cibi e le abitudini alimentari possono scatenare o peggiorare i sintomi, per esempio:
Pasti ricchi di grassi, compresi cibi fritti
Cibi che non vengono facilmente degradati, come frumento, latticini (come latte o formaggio), fagioli, cioccolata, caffè, tè, dolcificanti artificiali o alcuni frutti (come le albicocche) e verdure (come gli asparagi o i broccoli)
Pasti molto abbondanti
Mangiare troppo rapidamente o attendere troppo a lungo prima di mangiare
I sintomi possono essere scatenati anche da altri fattori, fra cui:
Emozioni come stress, ansia, depressione
Farmaci
Ormoni
È anche possibile i sintomi non si manifestino sempre dopo un fattore scatenante abituale. Spesso compaiono senza cause scatenanti note.
In una piccola parte dei casi una proliferazione batterica anomala del piccolo intestino (SIBO) può contribuire al manifestarsi dei sintomi.
Quali sono i sintomi della SII?
I sintomi sono intermittenti. A volte ci si sente bene e altre volte si lamentano sintomi. I sintomi più frequenti sono:
Dolore sordo o crampi nella parte inferiore dell’addome che migliora dopo l’evacuazione
Sensazione di distensione o gonfiore addominale
Stipsi o diarrea
Cambiamento nell’aspetto delle feci (feci granulose e dure in caso di stipsi o molli e acquose in caso di diarrea)
Presenza di una sostanza viscida (muco) nelle feci
Sensazione di non liberare completamente l’intestino
Come si stabilisce la presenza di SII?
Non esistono test per la diagnosi di SII. I medici formulano la diagnosi di SII in base ai sintomi. Tuttavia, vengono solitamente eseguiti esami per assicurarsi che i sintomi non siano causati da altri problemi non funzionali.
Come si tratta la SII?
Il trattamento varia a seconda del singolo paziente. Se i sintomi sono riconducibili a particolari cibi, il medico può consigliare di cambiare l’alimentazione.
In caso di diarrea o stipsi, mangiare cibi a basso contenuto di grassi e minor/maggior contenuto di scorie ed acqua
In caso di gas, evitare legumi e cavolfiori
Limitare l’uso di sorbitolo (un dolcificante artificiale presente in alcuni alimenti, farmaci e gomma da masticare)
Limitare il consumo di fruttosio (lo zucchero presente nella frutta e in alcune piante)
In caso di stipsi, aumentare il consumo di fibre (le fibre sono contenute in alcuni cibi o in una polvere in commercio da mescolare con acqua)
Il medico può inoltre consigliare di:
Mangiare lentamente
Mangiare pasti più leggeri più spesso (come 5 pasti leggeri piuttosto che 3 pasti abbondanti al giorno)
Assumere farmaci per alleviare i sintomi
Morbo di Crohn
Il tratto digerente è il percorso fatto dal cibo attraverso l’organismo dopo l’ingestione. Va dalla bocca (ingestione) all’ano (evacuazione). L’intestino è il lungo tubo dell’apparato digerente che collega lo stomaco all’ano. Digerisce il cibo e assorbe i nutrienti. È suddiviso in intestino tenue e intestino crasso. L’intestino tenue è molto lungo e presenta molte anse. L’intestino crasso, chiamato anche colon, è più corto e più largo.
Il morbo di Crohn è un’infiammazione cronica dell’intestino. È una delle due malattie infiammatorie croniche intestinali. L’altra è la colite ulcerosa. Il morbo di Crohn di norma colpisce l’intestino tenue, ma può interessare anche l’intestino crasso o entrambi, più raramente anche le restanti parti dell'intestino.
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria intestinale che di solito colpisce la parete dell'intestino a tutto spessore
La causa è sconosciuta, ma potrebbe essere dovuta a problemi del sistema immunitario e a fattori genetici
I sintomi sono intermittenti e possono includere diarrea, dolore addominale crampiforme, febbre, inappetenza e calo ponderale
Per la diagnosi del morbo di Crohn, i medici usano una colonscopia ed esami di diagnostica per immagini
Non esistono cure per il morbo di Crohn, ma il trattamento farmacologico e talvolta quello chirurgico possono alleviare i sintomi
Quali sono le cause del Morbo di Crohn?
La causa del morbo di Chron è sconosciuta. Potrebbe essere dovuto a problemi del sistema immunitario che provocano una reazione infiammatoria eccessiva dell’intestino.
Il rischio di morbo di Crohn aumenta nei seguenti casi:
Familiarità
Ebrei originari dell’Europa dell’Est
Fumo
Donne che assumono la pillola anticoncezionale
Quali sono i sintomi del Morbo di Crohn?
Diarrea, talvolta sanguinolenta
Dolore addominale crampiforme
Febbre
Inappetenza
Perdita di peso
Se la riacutizzazione è grave, si possono manifestare:
Grave dolore addominale costante a causa di sacche di pus (ascesso) attorno all’intestino
Vomito consistente a causa di un’ostruzione intestinale
Le persone affette dal morbo di Crohn di lunga durata possono manifestare:
Eruzione cutanea
Dolore e gonfiore articolare
Occhi arrossati
Problemi al fegato e alla cistifellea
Piaghe anali e talvolta ragadi anali
Maggiore rischio di sviluppare tumore dell’intestino
I bambini possono lamentare mal di pancia, diarrea e febbre, ma possono presentare anche:
Rallentamento della crescita
Gonfiore articolare
Spossatezza (debolezza e stanchezza generalizzate)
Come viene diagnosticato il Morbo di Crohn?
Vengono condotti degli esami a seconda dei sintomi e di quanto improvvisamente insorgono:
Improvviso dolore addominale grave: TC o RMI dell’addome
Dolore addominale intermittente per qualche tempo: Talvolta radiografie o TC dell’addome dopo aver ingerito un liquido che evidenzia parti dell’intestino o una speciale capsula contenente una microtelecamera che registra immagini mentre attraversa l’apparato digerente
Diarrea: Esame del colon mediante colonscopia (il medico esamina l’intestino inserendo nell’ano una piccola sonda luminosa dotata di telecamera)
Vengono prescritte alcune analisi del sangue e delle feci. Tali esami non possono diagnosticare il morbo di Crohn, ma possono indicare la presenza di alcune complicanze e misurare il grado di attività.
Se il morbo di Crohn interessa solo l’intestino crasso, talvolta è difficile per i medici distinguere tra morbo di Crohn del colon e colite ulcerosa, perché molti sintomi sono identici.
Come si tratta il Morbo di Crohn?
Dal morbo di Crohn non si guarisce, tuttavia i trattamenti contribuiscono a ridurre l’infiammazione e ad attenuare i sintomi.
I farmaci possono:
Aiutare a bloccare la diarrea e il dolore addominale
Ridurre l’infiammazione intestinale
Cambiare il modo in cui funziona il sistema immunitario
Il medico può suggerire liquidi speciali che contengono nutrienti supplementari, specialmente per i bambini con rallentamento della crescita.
Il medico consiglia inoltre di:
Smettere di fumare, perché i fumatori hanno una maggiore probabilità di ricomparsa dei sintomi dopo il trattamento
Bere molti liquidi
Assumere nutrienti quali integratori di ferro, calcio e vitamina D
Evitare noci, frutta e verdura poco mature durante le riacutizzazioni
Provare una dieta senza latticini per vedere se allevia i sintomi
Non assumere alcuni farmaci che possono causare una riacutizzazione, come gli analgesici cosiddetti FANS
Evitare lo stress
La maggior parte dei pazienti affetti da morbo di Crohn prima o poi necessita di intervento chirurgico. L’intervento prevede la rimozione di parte dell’intestino per alleviare i sintomi. La metà dei soggetti sottoposti a trattamento chirurgico necessita di un secondo intervento a distanza di tempo.
Colite Ulcerosa
Il tratto digerente è il percorso fatto dal cibo attraverso l’organismo dopo l’ingestione. Va dalla bocca (ingestione) all’ano (evacuazione). L’intestino è il lungo tubo dell’apparato digerente che collega lo stomaco all’ano. Digerisce il cibo e assorbe i nutrienti. È suddiviso in intestino tenue e intestino crasso. L’intestino tenue è molto lungo e presenta molte anse. L’intestino crasso, chiamato anche colon, è più corto e più largo.
La colite ulcerosa è una malattia cronica che provoca un’infiammazione dell’intestino crasso (colon). Non interessa l’intestino tenue. È una delle due malattie infiammatorie croniche intestinali. L’altra è il morbo di Crohn.
La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria intestinale che interessa gli strati più superficiali della mucosa
Provoca sintomi intermittenti come crampi addominali, necessità di evacuare spesso e diarrea sanguinolenta
Il medico esamina le feci e usa una sonda di esplorazione (colonscopio) per esaminare l’intestino
I trattamenti contribuiscono a controllare l’infiammazione intestinale, alleviare i sintomi e sostituire i liquidi e nutrienti persi
Soffrire di colite ulcerosa per molto tempo aumenta il rischio di sviluppare il tumore del colon
La colite ulcerosa può insorgere a qualunque età, ma solitamente prima dei 30 anni.
Quali sono i sintomi della colite ulcerosa?
I sintomi della colite ulcerosa sono intermittenti. La riacutizzazione può essere grave per alcuni giorni o settimane per poi scomparire o quantomeno migliorare per un breve periodo. Nella maggior parte delle persone i sintomi continuano a comparire e scomparire per tutta la vita.
Di solito la riacutizzazione comincia lentamente. I sintomi includono:
Forte urgenza di evacuare
Lievi crampi nell’addome inferiore
Sangue e muco nelle feci
La riacutizzazione può essere improvvisa e grave, e può causare:
Diarrea violenta, spesso con molto muco e sangue
Sanguinamento consistente dall’ano
Febbre alta
Mal di pancia
Talvolta, in caso di riacutizzazione grave, l’intestino crasso si gonfia molto, tanto da forarsi (perforazione). Una perforazione consente alle feci di fuoriuscire nell’addome, con possibilità di infezione potenzialmente letale (peritonite).
Le persone affette da colite ulcerosa da molto tempo possono sviluppare:
Eruzione cutanea
Ulcere della bocca
Dolore articolare
Occhi arrossati e doloranti
Problemi al fegato e alla cistifellea
Bassa conta ematica (anemia)
Perdita di peso
Aumento del rischio di tumore del colon
Come viene diagnosticata la colite ulcerosa?
Si inserisce nell’ano una sottile sonda luminosa dotata di una piccola telecamera per esaminare l’intestino (colonscopia) per:
Valutare l’entità dell’infiammazione
Prelevare campioni di muco o feci
Prelevare campioni di tessuto di aree infiammate per esaminarli al microscopio (biopsie)
Inoltre occorre eseguire:
esami del sangue
TC o RMI per individuare le parti dell’intestino crasso interessate
Talvolta è difficile per i medici distinguere tra colite ulcerosa e morbo di Crohn del colon, perché molti sintomi sono identici.
Come si tratta la colite ulcerosa?
Dalla colite ulcerosa non si guarisce, tuttavia molti trattamenti possono aiutare ad alleviare i sintomi.
I farmaci possono:
Aiutare a bloccare la diarrea e il dolore addominale
Ridurre l’infiammazione intestinale
Cambiare il modo in cui funziona il sistema immunitario
Altri trattamenti includono:
Bere abbastanza liquidi
Assumere integratori di ferro, calcio e vitamina D
Evitare noci, frutta e verdura durante la riacutizzazione
Tentare una dieta senza latticini per vedere se allevia i sintomi
Non assumere alcuni farmaci che possono causare una riacutizzazione, come gli analgesici cosiddetti FANS
Evitare lo stress
Se il trattamento farmacologico non ha successo, oppure a distanza di tempo per ridurre il rischio di tumore del colon, si può procedere a un trattamento chirurgico per asportare l’intestino crasso. Dopo la chirurgia talvolta viene effettuata un’ileostomia. Si tratta di un’apertura nell’addome inferiore collegata all’estremità dell’intestino tenue. Le feci escono dall’ileostomia in un sacchetto di plastica. Talvolta viene effettuato un intervento speciale che rimuove il colon ma non richiede un’ileostomia.
Se non si opta per il trattamento chirurgico, il paziente viene sottoposto a frequenti colonscopie per individuare segni precoci di tumore.
Calcoli biliari
I calcoli biliari sono degli ammassi di materiale solido che possono formarsi nella cistifellea. La cistifellea è l’organo in cui viene immagazzinata la bile, un liquido digestivo che interviene nella scomposizione dei grassi presenti negli alimenti prima che giungano all’intestino.
Generalmente, i calcoli biliari rimangono all’interno della cistifellea e non causano problemi
A volte, i calcoli biliari irritano la cistifellea (cosiddetta colecistite) oppure bloccano il dotto che unisce la cistifellea all’intestino, causando dolori nella parte alta dell’addome che possono protrarsi per ore
Per localizzare i calcoli biliari, si esegue un’ecografia, ovvero un esame che utilizza le onde sonore per creare un’immagine
I calcoli biliari sono più comuni nelle donne e negli anziani: negli Stati Uniti circa una persona su 5 di età superiore a 65 anni ha i calcoli biliari
Se i calcoli biliari causano dolore o altri disturbi, si può asportare chirurgicamente la cistifellea
Cosa causa i calcoli biliari?
I calcoli biliari sono causati dalla precipitazione di alcune sostanze che si accumulano nella bile e formano dei piccoli ammassi nella bile all’interno della cistifellea.
Se la cistifellea non svuota regolarmente la bile, le probabilità che queste sostanze formino calcoli biliari aumentano.
Quali sono i fattori di rischio dei calcoli biliari?
La probabilità di avere calcoli biliari è maggiore se il paziente:
è di sesso femminile
ha superato i 65 anni
è un nativo americano o di razza ispanica
si è obesi
ha perso molto peso molto velocemente
ha familiari che hanno avuto i calcoli biliari
Consuma una dieta ricca di grassi e colesterolo
Quali sono i sintomi dei calcoli biliari?
La maggior parte dei calcoli biliari non provoca sintomi.
I sintomi possono comparire se i calcoli biliari irritano la cistifellea o bloccano il condotto che collega la cistifellea all’intestino. Questi sintomi comprendono:
forte dolore nell’area superiore dell’addome, in genere a destra
Nausea e vomito
Febbre
Ittero (la cute e il bianco degli occhi diventano gialli)
I sintomi possono peggiorare dopo aver consumato un pasto pesante.
Il dolore può essere sufficientemente forte da giustificare una visita al pronto soccorso. Ma può anche semplicemente scomparire per poi ripresentarsi oppure no.
Se il dolore non scompare, potrebbe essere presente un problema più grave come:
Colecistite o blocco di un dotto che necessita di intervento chirurgico
Una complicazione della colecistite
Un problema al fegato, al pancreas o a un altro organo addominale
Come si trattano i calcoli biliari?
In genere, i calcoli biliari che non causano sintomi non hanno bisogno di essere trattati.
Per il trattamento dei calcoli biliari della cistifellea che causano dolore, il medico può eseguire un intervento chirurgico per asportare la cistifellea. In genere, i medici eseguono questo intervento in laparoscopia. I medici eseguono un forellino nell’addome e inseriscono un catetere rigido dotato di telecamera (laparoscopio) per vedere l’interno del corpo. Quindi eseguono ancora uno o due fori per inserire gli strumenti necessari per asportare la cistifellea, che viene estratta dal foro più piccolo. A volte, se non si tratta di un’emergenza e se l’intervento chirurgico potrebbe essere rischioso, il paziente riceve farmaci per tentare di sciogliere lentamente i calcoli biliari. Questi farmaci non sempre funzionano.
Per il trattamento dei calcoli delle vie biliari, invece, è necessario eseguire un esame endoscopico con uno speciale strumento (duodenoscopio) che introdotto attraverso la bocca, consente di raggiungere e pulire le vie biliari estraendo i calcoli (ERCP).
Tumori dei dotti biliari e della cistifellea
I tumori dei dotti biliari o della cistifellea, sia benigni che maligni, sono rari.
Di solito, l’ecografia è in grado di rilevare un tumore nei dotti biliari o nella cistifellea.
Questi tumori hanno generalmente una mortalità molto alta, ma i sintomi possono essere trattati.
La bile è un liquido prodotto dal fegato che interviene nella digestione. Attraverso dei canalicoli (dotti biliari) la bile viene trasportata nel fegato, quindi dal fegato nella cistifellea e nell’intestino tenue. La cistifellea è un organo piriforme di piccole dimensioni localizzato sotto al fegato, immagazzina la bile e la rilascia quando necessario. Il tumore dei dotti biliari (colangiocarcinoma) è raro. Può formarsi in qualsiasi punto dei dotti biliari, specialmente in quelli extraepatici. Il rischio di sviluppare un simile tumore aumenta con l’età e in presenza di colangite sclerosante primitiva.
Anche il tumore della cistifellea è raro. Quasi tutti i soggetti affetti da tumore della cistifellea presentano calcoli biliari. Molti soggetti sopravvivono solo pochi mesi dopo lo sviluppo di questo tumore. Il tumore della cistifellea è più frequente tra i nativi americani, tra le persone con calcoli biliari grandi e tra soggetti con un’estesa cicatrizzazione della cistifellea, che può verificarsi nella colecistite cronica grave.
Nella cistifellea possono formarsi polipi, ovvero escrescenze tissutali non cancerose (benigne), che raramente causano sintomi o richiedono un trattamento e si riscontrano in circa il 5% dei soggetti sottoposti a un’ecografia.
Talvolta, i tumori possono bloccare il flusso biliare, ma la maggior parte delle ostruzioni sono causate da calcoli biliari. Ancora più rara è la diffusione di un tumore (metastasi) da altre sedi del corpo a strutture vicine o nei linfonodi vicini in grado di causare un’ostruzione. Anche la presenza di tumori benigni nei dotti biliari può causare ostruzione.
Sintomi dei tumori dei dotti biliari e della cistifellea
I sintomi precoci comprendono:
Ittero (pigmentazione giallastra della cute e delle sclere) che peggiora
Disturbi addominali
Perdita dell’appetito
Perdita di peso
Prurito
I sintomi peggiorano gradualmente. Il dolore addominale può aggravarsi e divenire costante. In genere, il dolore è causato dall’ostruzione dei dotti biliari. Le feci possono diventare chiare e le urine scure. Il soggetto si sente affaticato, in stato di malessere e può avvertire una massa nell’addome.
Il tumore della cistifellea causa sintomi simili. La maggior parte dei polipi alla cistifellea non causa sintomi.
Trattamento dei tumori dei dotti biliari e della cistifellea
La maggior parte dei tumori della cistifellea e dei dotti biliari sono fatali, ma il trattamento può aiutare a controllare i sintomi.
I trattamenti sono:
Inserimento di protesi nei dotti biliari ostruiti
A volte, intervento chirurgico per rimuovere il tumore
Le protesi inserite nel dotto consentono alla bile di fluire oltre l’ostruzione. Questa procedura aiuta a controllare il dolore e a ridurre il prurito. Le protesi possono essere inserite durante la ERCP, che è un esame in cui si inserisce un endoscopio speciale attraverso la bocca raggiungendo le vie biliari.
Il tumore dei dotti biliari può essere curato in alcuni casi con l'intervento chirurgico, più raramente si può rendere necessario un trapianto di fegato. Sono in corso di studio approcci chemioterapici e radioterapici per il colangiocarcinoma. Se i tumori si sono diffusi da altre parti del corpo (tumori metastatici) la chemioterapia può alleviare un po’ i sintomi ma, in definitiva, non migliora la sopravvivenza.
Il tumore della cistifellea identificato molto precocemente (ad es nel corso di un intervento chirurgico per calcoli biliari) può spesso essere curato con l’asportazione della cistifellea.
Pancreatite acuta
La pancreatite è un’infiammazione del pancreas, un organo che si trova nella parte superiore e posteriore dell’addome e che produce succhi che intervengono nella digestione. Il pancreas produce anche l’insulina, necessaria per il controllo della glicemia. Nella Pancreatite acuta l’infiammazione si sviluppa improvvisamente, in modo acuto. La pancreatite che si protrae a lungo è detta invece pancreatite cronica.
Di solito la pancreatite acuta è causata da calcoli biliari o da un consumo eccessivo di alcol per un tempo prolungato
La pancreatite varia da lieve a molto grave
La pancreatite acuta causa dolore addominale intenso
Il paziente viene ricoverato in ospedale, anche in caso di pancreatite acuta lieve
Quali sono le cause della pancreatite acuta?
Le principali cause della pancreatite acuta sono:
Calcoli Biliari (ammassi di materiale solido che possono formarsi nella cistifellea)
Consumo consistente e continuo di alcool
I calcoli biliari possono fuoriuscire dalla cistifellea o formarsi nelle vie biliari e rimanere incastrati nel punto di giunzione tra i dotti di drenaggio della bile e del pancreas, bloccando la fuoriuscita di succo pancreatico in duodeno ed innescando un fenomeno di autodigestione della ghiandola.
Il consumo eccessivo di alcol per molti anni danneggia il pancreas. Maggiore e più prolungato è il consumo di alcol, più probabile è lo sviluppo di pancreatite.
Le molte altre cause meno comuni di pancreatite acuta includono:
Alcuni trattamenti farmacologici o ormonali (estrogeni)
Alti livelli di grassi nel sangue
Alcune infezioni virali
Lesioni al pancreas
Tumore al pancreas
Pancreatite ereditaria
Alterazioni congenite del pancreas (pancreas divisum)
Quali sono i sintomi della pancreatite acuta?
Il sintomo principale è rappresentato da:
Grave dolore nella parte superiore dell’addome che si irradia "a sbarra" nella parte alta dell'addome ed al centro della schiena
È anche possibile avere sintomi quali:
Nausea e vomito
Sudorazione
Battito cardiaco accelerato
Se la pancreatite è molto grave, possono insorgere problemi più seri come:
Danno ad altri organi, come polmoni o reni
Shock (abbassamento della pressione sanguigna a livelli pericolosamente bassi)
Infezione del pancreas
Formazione di raccolte liquide o necrotiche nel pancreas o nell'addome (pseudocisti e raccolte necrotiche)
Come viene diagnosticata la pancreatite acuta?
Vengono condotti esami, fra cui:
Esami del sangue
TC
Se si sospetta la presenza di calcoli biliari, possono essere condotti altri esami, quali:
Ecografia
MRCP (un tipo speciale di RMI che consente di visualizzare immagini di fegato, cistifellea, dotti biliari, pancreas o dotto pancreatico)
Ecografia endoscopica (Ecoendoscopia o EUS), un tipo speciale di ecografia eseguita dall'interno del viscere che utilizza una sonda inserita attraverso la bocca
Come si tratta la pancreatite acuta?
La pancreatite lieve si tratta mediante:
Un breve ricovero in ospedale
Farmaci analgesici
Digiuno (assoluto) per 2-3 giorni per far riposare il pancreas
Liquidi per via endovenosa
La pancreatite più grave di tratta mediante:
Ricovero in ospedale
Digiuno per alcuni giorni o per qualche settimana (la nutrizione viene somministrata per via EV o con sondino)
Farmaci per via endovenosa per il dolore e la nausea
Liquidi per via endovenosa
Talvolta, una sonda inserita nello stomaco attraverso il naso per estrarre liquidi e aria
Farmaci per ridurre l’acido gastrico
Ossigeno o ventilazione in caso di condizioni gravi
Antibiotici per eventuali infezioni
Trattamento chirurgico per rimuovere una parte del pancreas danneggiato o altre procedure se necessario, come apertura del dotto pancreatico, rimozione di calcoli biliari, drenaggio delle raccolte
Pancreatite cronica
La pancreatite è un’infiammazione del pancreas, un organo che si trova nella parte superiore dell’addome e che produce succhi che intervengono nella digestione. Il pancreas produce anche l’insulina, necessaria per il controllo della glicemia. La Pancreatite cronica è una infiammazione che si protrae per un lungo periodo. La pancreatite cronica comporta la presenza nel pancreas di tessuto cicatriziale che aiuta il protrarsi di questo tipo di infiammazione. La pancreatite che insorge improvvisamente è invece detta pancreatite acuta. Soffrire di pancreatite acuta ripetutamente può causare pancreatite cronica.
La pancreatite cronica provoca dolore addominale che può essere costante o intermittente
Il pancreas riduce la produzione del succo pancreatico che interviene nella digestione
Talvolta la pancreatite cronica danneggia le cellule che producono insulina provocando il diabete
Il trattamento consiste nel modificare la dieta, assumere speciali farmaci che favoriscono la digestione, evitare il consumo di alcol e assumere farmaci per alleviare il dolore
Quali sono le cause della pancreatite cronica?
Le cause della pancreatite cronica includono:
Abuso eccessivo di alcol per periodi prolungati
Presenza di un gene legato ad alcuni disturbi, come fibrosi cistica, pancreatite ereditaria o pancreatite autoimmune
Talvolta la causa non è chiara.
Quali sono i sintomi della pancreatite cronica?
Il sintomo principale è rappresentato da:
Dolore nella parte superiore dell’addome (l’area sottostante lo sterno)
Il dolore può seguire vari andamenti:
Scomparire o migliorare ma continuare a ripresentarsi
E' Intenso per alcune ore o fino a diversi giorni
Inoltre possono comparire altri sintomi quali:
Feci corpose, insolitamente maleodoranti, di colore chiaro, a causa della ridotta digestione dei grassi
Calo ponderale e denutrizione
Glicemia alta a causa del diabete
La pancreatite cronica può inoltre aumentare il rischio di sviluppare tumore al pancreas.
Come viene diagnosticata la pancreatite cronica?
Possono essere condotti esami quali:
Esami del sangue
Esami delle feci per valutare se i grassi vengono assorbiti
Radiografie dell’addome
TC
MRCP (un tipo speciale di RMI che consente di visualizzare fegato, cistifellea, dotti biliari, pancreas o dotto pancreatico)
Ecografia endoscopica (Ecoendoscopia o EUS), un tipo speciale di ecografia eseguita dall'interno del viscere che utilizza una sonda inserita attraverso la bocca
Come si tratta la pancreatite cronica?
Il dolore causato dalla pancreatite cronica viene trattato mediante:
Digiuno, ossia non mangiare né bere per un certo periodo per far riposare il pancreas e l’intestino
Somministrazione di fluidi per via endovenosa
Somministrazione di farmaci analgesici
Per la pancreatite grave potrebbe rendersi necessario il ricovero in ospedale.
I problemi digestivi provocati dalla pancreatite vengono trattati prescrivendo:
Assunzione di 4-5 pasti a basso contenuto di grasso al giorno
Assunzione di estratti di enzimi pancreatici per favorire la digestione
Talvolta, assunzione di alcune vitamine (A, D, E e K)
Evitare il consumo di alcol, smettere di fumare e ridurre il consumo di grassi.
Può essere necessario il trattamento di problemi causati dalla pancreatite cronica, come farmaci o insulina per il diabete.
La pancreatite cronica può essere trattata chirurgicamente in caso di dolore grave e se altri trattamenti non si rivelano utili. Si può rimuovere parte del pancreas danneggiato, aprire, dilatare o disostruire il dotto pancreatico endoscopicamente o chirurgicamente o inattivare l'innervazione del pancreas per alleviare il dolore.
Tumore pancreatico
Un tumore è una replicazione incontrollata di cellule nell’organismo. Le cellule sono i minuscoli mattoni che compongono il nostro corpo e hanno funzioni specifiche. Organi diversi sono costituiti da tipi diversi di cellule. Pressoché qualsiasi tipo di cellula può diventare maligna. Il cancro del pancreas è un tumore che insorge nel pancreas.
I sintomi includono: dolore addominale, ittero, perdita di peso e vomito
Spesso il tumore del pancreas è già in uno stadio avanzato prima di essere diagnosticato
Il trattamento chirurgico può curare il tumore del pancreas negli stadi precoci
Una volta diffuso, il tumore del pancreas è raramente curabile
Quali sono le cause del tumore del pancreas?
La probabilità di sviluppare il tumore del pancreas è maggiore in caso di:
Fumo
Pancreatite cronica
Familiari con tumore del pancreas
Persone di colore
Sesso maschile
Come viene diagnosticato il tumore del pancreas?
I medici fanno diagnosi di tumore pancreatico mediante:
TC dell’addome
MRCP (un tipo speciale di RMI che consente di visualizzare fegato, cistifellea, dotti biliari, pancreas o dotto pancreatico)
Ecografia
RMI
Esami del sangue (compresi marcatori tumorali)
Biopsia (prelievo di un campione di tessuto eseguito per via endoscopica da osservare al microscopio)
Intervento chirurgico
Come viene trattato il tumore del pancreas?
Se i medici ritengono che il tumore non si sia diffuso, possono eseguire:
Un intervento chirurgico per asportare il pancreas e a volte parte dell’intestino tenue e dello stomaco
Chemioterapia
Radioterapia
Se il tumore si è diffuso, il trattamento chirurgico non è utile. Se il tumore si è diffuso solo ai tessuti adiacenti, i medici possono somministrare chemioterapia e radioterapia prima dell'intervento chirurgico. Se il tumore si è diffuso ampiamente, i medici trattano i sintomi, per cercare ridurre il disagio per il paziente. Il trattamento dei sintomi comprende:
farmaci chemioterapici
farmaci contro il dolore
insulina in caso di diabete
terapia dell'ittero (posizionamento endoscopico di protesi biliari)
Tumore del colon-retto
Un tumore consiste nella replicazione incontrollata di cellule nell’organismo. Le cellule sono i minuscoli mattoni che compongono il nostro corpo e hanno funzioni specifiche. Organi diversi sono costituiti da tipi diversi di cellule. Pressoché qualsiasi tipo di cellula può diventare maligna.
Il tumore del colon insorge nella mucosa del colon. Il tumore rettale è molto simile. Questi due tipi di tumore sono definiti tumore del colon-retto.
I sintomi più comuni sono: sanguinamento durante l’evacuazione e sensazione di debolezza e stanchezza
Tutte le persone di età superiore ai 50 anni dovrebbero essere sottoposte allo screening del cancro del colon-retto
La diagnosi precoce di cancro del colon migliora le cure
I medici sono in grado di curare il tumore chirurgicamente nella maggior parte dei casi
Quali sono le cause del tumore del colon-retto?
Il cancro del colon-retto è causato da una crescita incontrollata delle cellule della mucosa del colon o del retto. La probabilità di sviluppare tumore colo-rettale è maggiore nei seguenti casi:
Presenza di polipi (adenomi) nel colon
Malattie del colon, come Colite Ulcerosa o Morbo di Crohn
Alimentazione ricca di grassi, carne e alimenti raffinati e poveri di fibre
Familiari con cancro colo-rettale o polipi del colon
Quali sono i sintomi del tumore del colon-retto?
Il tumore del colon cresce lentamente ed è asintomatico per molto tempo. I sintomi possono includere:
Sensazione di debolezza e stanchezza; in alcuni soggetti questo è l'unico sintomo
Mal di pancia
Stipsi (stitichezza)
Sangue nelle feci (evidente ad occhio nudo o presente nell'esame delle feci)
Sensazione di mancato svuotamento del retto
Talvolta il tumore ostruisce il colon e si sviluppano sintomi da occlusione intestinale come vomito, dolore addominale crampiforme e gonfiore addominale.
Come viene diagnosticato il tumore del colon-retto?
In presenza di sintomi che i medici ritengono potrebbero essere attribuibili a un tumore del colon, di solito si esegue la Colonscopia
Se la colonscopia indica la presenza di un tumore, i medici di solito prescrivono:
Una TC dell’addome e del torace
Esami del sangue
Come si esegue lo screening del tumore del colon-retto?
Dato che il tumore del colon è piuttosto comune, i medici raccomandano test di screening per individuarlo prima che causi sintomi. Lo screening del tumore del colon di solito inizia all'età di 50 anni, ma anche prima in presenza di alcuni fattori di rischio elevato. Discutere con il proprio medico quando è necessario iniziare lo screening.
I test di screening includono:
Analisi del sangue occulto nelle feci
Sigmoidoscopia (il medico usa una sonda di esplorazione flessibile inserita attraverso l'ano per osservare la parte inferiore dell’intestino crasso)
Colonscopia (per avere una visione più completa dell'intestino rispetto alla sigmoidoscopia i medici inseriscono attraverso l'ano un sottile tubo dotato di luce e di una piccola telecamera per esaminare tutto il colon)
Colonografia con TC (esame mediante TC per esaminare il colon dopo aver ingerito un apposito liquido e con il colon pieno d’aria per favorire la visualizzazione delle immagini)
Come viene trattato il tumore del colon-retto?
I medici trattano il tumore del colon mediante:
trattamento chirurgico per asportare la parte cancerosa del colon e riunire le due estremità recise
talvolta, chemioterapia dopo il trattamento chirurgico
Nel caso del tumore del retto, i medici procedono a:
un intervento chirurgico per l’asportazione parziale o totale del retto
Se il retto deve essere asportato, di solito è necessaria una colostomia, nella quale i medici collegano l'estremità del colon a un’apertura nella parete addominale. Le feci fuoriescono da questa apertura in una sacca di plastica per colostomia. La sacca viene fissata all’addome con un adesivo e può essere sostituita quando si riempie.
Dopo il trattamento, i medici continuano ad assistere il paziente e a controllarne la salute con esami regolari come:
Tumore dello stomaco
Un tumore consiste nella replicazione incontrollata di cellule nell’organismo. Le cellule sono i minuscoli mattoni che compongono il nostro corpo e hanno funzioni specifiche. Organi diversi sono costituiti da tipi diversi di cellule. Pressoché qualsiasi tipo di cellula può diventare maligna. Il tumore dello stomaco insorge nelle cellule dello stomaco.
I sintomi del tumore dello stomaco includono fastidio addominale, perdita di peso e debolezza
Il tumore dello stomaco si diffonde facilmente ad altre parti del corpo ed è spesso letale
Viene trattato chirurgicamente negli stadi non avanzati
Quali sono le cause del tumore dello stomaco?
Le cause includono:
Infezione dello stomaco dovuta al batterio H. Pylori (il batterio non è direttamente causa di tumore, ma può innescare dei fenomeni infiammatori cronici che possono portare all'insorgenza di displasia e successivamente di tumore in situ che può evolvere in tumore avanzato)
Fattori genetici (ereditati da uno o entrambi i genitori)
Quali sono i sintomi del tumore dello stomaco?
I sintomi iniziali sono lievi e possono passare inosservati. Fra questi si elencano:
Bruciore addominale
Senso di sazietà dopo un piccolo pasto
Più avanti possono insorgere sintomi come:
perdita di peso o debolezza
Anemia (basso numero di globuli rossi)
Inappetenza soprattutto per la carne
Vomito con sangue oppure evacuazione di feci nere e catramose
Il tumore diffuso può causare sintomi come:
Ittero (ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi)
Accumulo di liquido e gonfiore addominale
Linfonodi ingrossati
Debolezza ossea che causa fratture
Come viene diagnosticato il tumore dello stomaco?
I medici fanno diagnosi di tumore dello stomaco mediante:
Gastroscopia (una sonda di esplorazione flessibile viene fatta passare attraverso la bocca per osservare lo stomaco e prelevare campioni da esaminare)
Se l’endoscopia e la biopsia indicano la presenza di un tumore dello stomaco, i medici di solito eseguono:
TC ed Ecografia dell'addome per controllare se si è diffuso ad altri organi
Esami del sangue
Come viene trattato il tumore dello stomaco?
I medici trattano il cancro dello stomaco non diffuso con:
Intervento chirurgico
asportazione locale (tumore in situ)
L’asportazione dell’intero tumore prima che si diffonda è l'unica possibilità di cura. Nel caso di tumore dello stomaco diffuso il trattamento non può curare la malattia o migliorare l’aspettativa di vita del paziente. Il medico può trattare i sintomi per alleviare la sofferenza mediante:
intervento chirurgico
Chemioterapia e Radioterapia
Tumore dell’esofago
Un tumore consiste nella replicazione incontrollata di cellule nell’organismo. Le cellule sono i minuscoli mattoni che compongono il nostro corpo e hanno funzioni specifiche. Organi diversi sono costituiti da tipi diversi di cellule. Pressoché qualsiasi tipo di cellula può diventare maligna. Il cancro esofageo è un tumore che insorge nella mucosa squamosa dell’esofago (tumore squamoso) o nella mucosa dell'Esofago di Barrett (adenocarcinoma)
È più probabile sviluppare il cancro esofageo se si fa uso di tabacco e alcol, in caso di infezione da HPV o di alcuni disturbi esofagei (tumore squamoso dell'esofago)
E' più probabile sviluppare cancro esofageo se si ha una malattia da reflusso di lunga durata con Esofago di Barrett (adenocarcinoma dell'esofago)
Se il tumore è individuato precocemente, trattamento chirurgico, chemioterapia e la radioterapia possono curare il cancro
Se il tumore è avanzato, la chemioterapia, la radioterapia o le terapie locali possono alleviare i sintomi
Quali sono i sintomi del tumore dell’esofago?
I sintomi includono difficoltà a mandare giù i cibi, calo ponderale e dolore
Come viene trattato il tumore dell’esofago?
Se il tumore è di piccole dimensioni, si può tentare di curarlo con l'intervento chirurgico o con l'asportazione locale (tumore in situ)
Nella maggior parte dei casi i trattamenti per il cancro esofageo contribuiscono ad alleviare i sintomi come dolore e disturbi a mandare giù i cibi. I trattamenti comprendono:
Intervento chirurgico per asportare il tumore
Chemioterapia
Radioterapia
Utilizzo di uno stent (un tubo flessibile di rete metallica) per mantenere l'esofago aperto
Terapie locali del tumore (laser, elettrochemioterapia) per ridurre la massa e mantenere aperto il lume dell'esofago
Una nutrizione adeguata è importante. Se si riesce a deglutire, si può ricevere nutrizione liquida con frullati speciali. Se è impossibile deglutire, può essere necessaria la nutrizione attraverso un sondino addominale.
Malattia ulcerosa peptica
Il termine “peptico” fa riferimento alla digestione. Un’ulcera è una piaga. Un’ulcera peptica pertanto è una piaga nella mucosa dello stomaco o della prima parte dell’intestino tenue (il cosiddetto duodeno). Le ulcere peptiche dello stomaco sono chiamate ulcere gastriche. Le ulcere nella prima parte dell’intestino tenue sono chiamate ulcere duodenali.
L’infezione da Helicobacter pylori o l’assunzione di FANS (analgesici come l’aspirina o l’ibuprofene) possono diminuire le difese della mucosa dello stomaco e del duodeno dall'acido gastrico
Può insorgere con dolore o fastidio nella parte superiore dell’addome
Ulcere più profonde possono causare sanguinamento o perforare lo stomaco e il duodeno
Le ulcere peptiche vengono trattate con antibiotici per eliminare l’infezione da Helicobacter pylori e farmaci per ridurre l’acido gastrico (terapie eradicanti)
Ulcera gastrica
Quali sono le cause delle ulcere peptiche?
Le 2 cause di gran lunga più comuni di ulcere peptiche sono:
Infezione dello stomaco, di solito dovuta al batterio Helicobacter pylori
Uso di FANS (analgesici come ibuprofene o aspirina) e cortisonici
I fumatori hanno una maggiore probabilità di sviluppare un’ulcera peptica. Inoltre, le loro ulcere guariscono più lentamente e recidivano più facilmente.
Come vengono diagnosticate le ulcere peptiche?
Si sospetta un’ulcera in base ai sintomi e si avvia il trattamento. Se il paziente migliora, spesso non vengono condotti altri esami.
Tuttavia, possono essere effettuati esami se:
I sintomi si protraggono per molto tempo
I sintomi sono gravi o non sono tipici delle ulcere
I sintomi sono insorti solo dopo i 45 anni
La terapia farmacologica si rivela inefficace
L’esame principale è:
Esofago-gastro-duodeno-scopia (mediante una sonda di esplorazione flessibile inserita nello stomaco)
Durante l’endoscopia il medico preleva di solito una biopsia (un campione di tessuto per esaminarlo al microscopio) per individuare la presenza dell'Helicobacter pylori o la presenza di altre alterazioni
Come si trattano le ulcere peptiche?
Le ulcere vengono trattate con farmaci quali:
Antibiotici, in presenza di infezione da Helicobacter pylori
Farmaci per ridurre l’acido (come gli inibitori della pompa protonica e i bloccanti dell’istamina-2)
Antiacidi, come bicarbonato di sodio, carbonato di calcio, idrossido di alluminio o idrossido di magnesio
Il medico consiglia inoltre di evitare:
Aspirina e altri FANS
Alcol
Fumo
Cibi che peggiorano il dolore o il gonfiore
In caso di ulcera sanguinante, viene eseguita un’endoscopia per eseguire trattamenti locali che possono fermare l’emorragia. In caso di una perforazione della parete dello stomaco o dell’intestino è necessario il trattamento chirurgico.
Diverticolo di Zenker
I diverticoli di Zenker (faringei) sono estroflessioni sacciformi posteriori di mucosa e sottomucosa attraverso il muscolo cricofaringeo, probabilmente causate da un'incoordinazione tra propulsione faringea e rilasciamento cricofaringeo.
In questa erniazione si ferma il cibo ingerito, quindi il boccone tende a tornare verso l'alto.
Il diverticolo di Zenker è la conseguenza di un indebolimento della parete muscolare: un aumento della pressione interna all'organo può causare una graduale estroflessione attraverso un'area della tonaca muscolare che risulta più debole.
Nell'insorgenza del diverticolo, inoltre, possono essere responsabili anche le anomalie del movimento dell'esofago, che normalmente agevola il passaggio del cibo nello stomaco.
Il diverticolo di Zenker può provocare la disfagia, ossia una difficoltà durante la deglutizione o una sensazione di ostruzione, poiché il cibo trova un ostacolo alla sua discesa. Inoltre, possono verificarsi episodi rigurgito di cibo verso la bocca quando il paziente si flette in avanti o si distende.
Altre manifestazioni comprendono alitosi e senso di peso al torace. Il diverticolo di Zenker può anche causare problemi di respirazione, in quanto il cibo, tornando verso l'alto, provoca una irritazione delle vie respiratorie; se il rigurgito è notturno, può verificarsi una polmonite causata dal rigurgito di cibo nelle vie respiratorie (polmonite ab-ingestis).
Possibili complicanze sono l'insorgenza di infiammazioni e infezioni, a causa degli alimenti introdotti che si accumulano nel diverticolo di Zenker; in rari casi, può manifestarsi la perforazione o il sanguinamento dello stesso. Di rado, la tasca diverticolare raggiunge dimensioni tali da far percepire una massa cervicale (ai lati del collo) alla palpazione.
Quali sono i sintomi del diverticolo di Zenker?
I sintomi che si possono associare al diverticolo di Zenker sono:
Alitosi
Anoressia
Bruciore retrosternale
Disfagia
Dispnea
Dolore al petto
Dolore alla bocca dello stomaco
Eruttazione
Massa o tumefazione ai lati del collo
Nausea
Nodo alla gola
Perdita di peso
Raucedine
Rigurgito acido
Senso di guazzamento ai lati del collo
Senso di soffocamento
Tosse
Vomito
Come viene diagnosticato il diverticolo di Zenker?
Il sospetto diagnostico è innanzitutto basato sui sintomi (disfagia, rigurgito, sensazione di soffocamento, vomito, alitosi)
La diagnosi si ottiene mediante una Radiografia dell'esofago con mezzo di contrasto (bario) e confermato da una Esofagoscopia
Come viene trattato il diverticolo di Zenker?
Solitamente non è necessario un trattamento specifico, a meno che i diverticoli siano sintomatici e/o di grandi dimensioni. I diverticoli associati a disturbi della motilità richiedono anche il trattamento della patologia primitiva.
Ad oggi, il trattamento principale preferibile è quello endoscopico perché è poco invasivo e dà meno complicanze rispetto all’intervento chirurgico. L’intervento endoscopico si chiama “settotomia” e consiste nel taglio controllato del setto del diverticolo eseguito mediante un esofagoscopio dall'interno, senza incidere esternamente la cute del collo.
L’intervento chirurgico è invece più invasivo ed accompagnato da un maggiore tasso di complicanze, e si rende necessario solo in casi selezionati.
Obesità
L'obesità è una patologia endemica tipica, anche se non esclusiva, dei Paesi occidentali, dove circa 1/3 degli abitanti è sovrappeso.
Secondo i dati ISTAT, il dilagare dell'obesità non ha accennato rallentamenti, tanto che ha ormai raggiunto la soglia del 10% (9,8%). Cresce anche il numero di Italiani in sovrappeso, passati dal 33,6% del 1999 all'attuale 34,2%.
L'obesità è una condizione morbosa caratterizzata da un eccesso di massa adiposa rispetto alla massa magra in base ai limiti ritenuti normali per età, sesso e statura. Per parlare di obesità non è quindi sufficiente constatare un'importante sovrappeso ma occorre valutare anche la percentuale di massa grassa.
In linea generale si parla di obesità quando:
Il peso corporeo supera il peso ideale di una quantità pari almeno al 20%;
oppure:
L'indice di massa corporea ( IMC) o Body Mass Index (BMI) è superiore a 30
Il BMI è un indicatore approssimativo poiché il peso corporeo non è condizionato solo dalla massa grassa ma anche da quella magra. La massa grassa può essere misurata in diversi modi: contando le pieghe della pelle, valutando il loro spessore (plicometria), utilizzando la bioimpedenza (optional sempre più richiesto nelle comuni bilance) oppure utilizzando tecniche sofisticatissime (risonanza magnetica, pesata idrostatica, TAC, BOD POD ecc.).
UOMO / DONNA
NORMALITA' 20 - 25 / 18,7 - 23,8
SOVRAPPESO (obesità di I grado) 25 - 30 / 23,9 - 28,6
OBESITA' DI II GRADO 35 - 40 / 28,7 - 40
OBESITA' DI III GRADO (obesità grave) > 40 / > 40
Come viene trattata l’obesità?
Oltre ad adeguati regimi dietetici ed all’esercizio fisico, l’obesità grave spesso si avvale della chirurgia bariatrica. Una alternativa sicuramente meno invasiva dell’approccio chirurgico, utilizzata anche per consentire al paziente obeso di ottenere un significativo calo ponderale prima di intraprendere interventi chirurgici maggiori e ridurre il rischio operatorio, è il posizionamento del pallone intragastrico (BIB – Bioenterics Intragastric Balloon).
Pallone Intragastrico (BIB, BAG)
Il pallone intragastrico BIB (Bioenterics - Intragastric Balloon) è un dispositivo in silicone di forma sferica e superficie liscia.
E' dotato di una valvola radioopaca autosigillante che ne consente il riempimento una volta che è stato posizionato nel lume gastrico per via endoscopica.
In sedazione cosciente, previa anestesia locale con spray di lidocaina, si procede alla gastroscopia per verificare l’assenza di controindicazioni locali e il palloncino viene introdotto per via orale. Una volta raggiunto il fondo gastrico, sempre sotto visione endoscopica, si riempie il palloncino con soluzione fisiologica e 10 cc di blu di metilene.
Il volume di riempimento può variare tra i 400 e i 700 cc in funzione delle caratteristiche fisiche del paziente, anche se, solitamente, si utilizza un volume standard di 500 ml. Una volta riempito il palloncino si rimuove il catetere ad esso collegato mediante una trazione decisa.
La procedura per il BAG (Heliosphere Air Filled Gastric Balloon) è analoga anche se il dispositivo viene riempito questa volta con aria.
Il pallone intragastrico determina un rallentamento significativo dello svuotamento gastrico e una stimolazione dei barocettori presenti nelle pareti dello stomaco che agiscono, per via riflessa, sul centro della sazietà.
I risultati hanno dimostrato che il pallone intragastrico è una procedura molto sicura con molti potenziali vantaggi: scomparsa o miglioramento delle comorbidità in oltre l’80% dei pazienti e buon decremento percentuale del BMI.
Il posizionamento del pallone intragastrico deve essere seguito dalla partecipazione ad un programma di terapia dietetico/comportamentale per il mantenimento del peso corporeo.
Il calo ponderale medio ottenuto nei 6 mesi di mantenimento del pallone è di circa 10-15 kg (circa il 20% dell’eccesso di peso), con un decremento più rapido nei primi 2 mesi.
Dopo il trattamento con un singolo pallone è stato osservato che il 30% dei pazienti riprende il 100% del peso dopo 48 mesi dalla rimozione; il 40% recupera meno del 50%; il 20% mantiene il peso raggiunto; il 10% dimagrisce ulteriormente.
Le indicazioni al posizionamento del pallone intragastrico sono:
BMI > 50, per la riduzione del rischio operatorio (sia per successivi interventi bariatrici, sia per altre procedure chirurgiche).
BMI compreso tra 35-40, nel caso di rifiuto della chirurgia
BMI compreso tra 30 e 35 (obesità di I grado) non candidati ad intervento chirurgico
BIB test, in pazienti candidabili ad intervento restrittivo, ma con valutazione psicologica che richiede la necessità di monitorare il paziente prima dell’atto chirurgico
Le controindicazioni al posizionamento del pallone intragastrico sono:
Pregressa chirurgia addominale, soprattutto gastrica (i rari casi di complicanze gravi dopo posizionamento di pallone intragastrico si sono verificati soprattutto in pazienti operati).
Patologia peptica in atto (ulcere)
Instabilità psicologica e tossicodipendenza
Ernie jatali > 4-5 cm.
Malattia da reflusso gastro-esofageo (controindicazione relativa)
Epatopatie gravi
Cardiopatie e pneumopatie non adeguatamente compensate
Malattie infiammatorie intestinali croniche
Le complicazioni immediate del pallone intragastrico comprendono:
reazioni avverse a sedativi o anestetici locali
crampi addominali o disturbi causati dall’aria introdotta per la gastroscopia
dolore o irritazione della faringe
aspirazione del contenuto gastrico
lesioni o perforazioni dell’apparato digerente
nausea, vomito e dispepsia nel periodo immediatamente seguente il posizionamento.
Tra le possibili complicanze tardive vi sono:
la migrazione distale del pallone usurato e semi-sgonfio e la sua espulsione per via naturale (8% dei soggetti)
l’ostruzione intestinale per l’arresto dello stesso in una stenosi intestinale, colica o nella valvola ileocecale
l’ostruzione esofagea dovuta a migrazione retrograda
nausea, vomito e dispepsia persistenti (irritazione diretta della mucosa o blocco dello svuotamento gastrico)
senso di pesantezza addominale
dolori addominali o dorsali, sia permanenti che ciclici
reflusso gastroesofageo
digestione rallentata
erosioni o ulcere (2% dei soggetti) che possono essere associate a emorragia e perforazione
infezione, febbre, crampi e diarrea al momento della rimozione in caso di una crescita batterica nel fluido di riempimento
Nella prima settimana dopo il posizionamento del pallone intragastrico i pazienti dovranno seguire una dieta morbida. Dopo la prima settimana potranno passare ad una dieta di consistenza normale che fornisca tra le 800 e le 1000 kcal/die, a seconda delle prescrizioni mediche.
I pazienti dovranno:
fare 3 pasti principali al giorno e 2 spuntini, evitando assolutamente i fuori pasto, mangiare lentamente masticando ripetutamente fino a sminuzzare bene i cibi
non bere durante i pasti, aspettare almeno 1 ora dopo aver mangiato prima di bere ed evitare le bevande gasate (acqua compresa)
Spesso sarà necessaria un’integrazione vitaminica e minerale
Il trattamento dell’obesità mediante il pallone intragastrico può essere vantaggiosamente realizzato in tutti quei pazienti con obesità non severa, quindi non candidabili alla chirurgia, ma che presentano dei danni legati a questa condizione. Inoltre può essere utilizzato anche in quei pazienti con obesità estremamente severa quando non sarebbe possibile eseguire direttamente gli interventi restrittivi per l’alto rischio operatorio.
Il trattamento endoscopico dell’obesità con posizionamento del pallone intragastrico è una metodica complementare, nel contesto di un approccio integrato dell’obesità, a supporto della terapia dietetica, fisica, comportamentale e chirurgica.